Archivi categoria: Varie & Eventuali

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Immagini realizzate da me e pubblicate su social network (principalmente Facebook),

Thunk! Comics

I famosi Thunk! Comics con le avventure e i disastri mentali di Andy Bippo. Dal 2013 ad oggi.
Per ora solo in Inglese.
Prossimamente anche in Italiano, scaricabili in formato PDF.

  • Thunk! Strip 10Thunk! Strip 10

    I famosi Thunk! Comics con le avventure e i disastri mentali di Andy Bippo. Per ora solo in Inglese. Dal 2013 ad oggi. Scaricabili in formato PDF.

Alan Terna

La collezione completa delle copertine dei gialli di Alan Terna, l’investigatore genovese. Tra queste anche le due create da Marco Vimercati.

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Il Bosone di Masone
Un caso di Alan Terna, il famoso investigatore di Rivarolo. L'acceleratore di particelle di Masone funziona male perché piove sempre o perché qualcuno ha interesse a sabotarlo?

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L'effetto Serra Ricco
Un altro caso di Alan Terna, l'investigatore genovese. Lo scienziato Archimede Pittaluga ha davvero causato lo spostamento dell'asse terrestre come aveva minacciato?

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L'effetto Serra Ricco
Un altro caso di Alan Terna, l'investigatore genovese. Cosa sono gli Oniromorfi? Cosa ci fanno a Coronata?

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Lo Sciatapulli Mannaro
Alan Terna affronta un difficile caso. Da Neirone a Carasco, i pollai vengono visitati, nelle notti di luna piena, da un essere mostruoso. Le galline terrorizzate non fanno più uova. Che fare?

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Gli Incerti Laxerti
Un nuovo caso per Alan Terna. Gli sgombri si interrogano sui motivi della loro esistenza. Forse meditano vendetta. Una falange di laxerti consapevolmente infuriati potrebbe riversarsi in qualunque momento sui poveri abitanti del Genovesato. Riuscirà Alan Terna a porvi rimedio? L'umanità è condannata?

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Vedi Genova e poi Sori
Una serie di cataclismi e sventure si abbatte sul nostro eroe. E' mai possibile che Alan Terna non sia sopravvissuto ai nefasti eventi? E' forse la sua ultima avventura?

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Nervi a fior di pelle
Un altra avventura di Alan Terna, scritta con lo pseudonimo di Arthur Conan Doria e illustrata da Marco Vimercati

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Luasso piglia tutto
Un'ennesima avventura di Alan Terna, scritta con lo pseudonimo di Arthur Conan Doria e illustrata da Marco Vimercati

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La Gatta Trilli

May 1999: Trilli è appena arrivata a casa

Trilli era una gatta a tre colori (femmina, naturalmente. I gatti a tre colori sono SEMPRE femmine. Non lo sapevi?).
All’inizio la chiamammo Shan–Pu, come un personaggio del cartone animato Ranma 1/2, ma dopo poco tempo il vero nome venne fuori per conto suo ed era Trilli (tra l’altro, chiamare Shan-pu-uuu dalla finestra per farla tornare a casa è più imbarazzante che chiamare Tril-liiiiii!)
Trilli nacque intorno al primo di Maggio del 1999. La trovò Anna, mia moglie in una scatola di cartone abbandonata su un marciapiede di Campi, nella periferia di Genova, insieme a suo fratello, Freak. Freak trovò famiglia presso una collega di Anna.

Trlli da giovane
la giovane Trilli sul tavolo del giardino

Col passar degli anni era diventata una gatta di considerevoli dimensioni, dotata di una forte personalità. Amava mangiare pesce crudo, dormire sul divano e, naturalmente, sterminare ogni piccola creatura che passava nei dintorni.
Per qualche anno Trilli fu un po’ sovrappeso e arrivò alla notevole stazza di 7kg!

A Trilli piace pensare a quale dovrebbe essere la sua collocazione nella catena alimentare.

Trilli aveva due peculiarità rare:
Non rubava il cibo! La si poteva lasciare sola in casa con un grosso pesce sul tavolo della cucina Non sarebbe successo niente di male. Davvero!
Diceva sempre “ciao” quando tornava a casa dai suoi giri (in realtà non proprio “ciao”, piuttosto una cosa tipo “mrrraoo”)
Purtroppo, Trilli morì a soli 13 anni nel Luglio 2012. Ancora piuttosto giovane per un gatto.

Aprile 2012 – Una delle ultime foto di Trilli

Video
Filmato: La giovane Trilli
FIlmato: Trilli nel 2011
 
Immagini
2003 – Trilli pensa alla punizione che ti meriti per averla svegliata solo per farle una stupida foto.
2005 – Neve? Cos’è? Sembra intressante…
Dieci minuti dopo si era totalemte smarrita nei giardini dei vicini e fu necessatio organizzare una missione di ricerca e soccorso.
2007 – Vestita per uccidere.
2004 – Trilli mi aspetta sul vialetto di casa. Riconosce il rumore della mia moto e mi accompagna fino alla porta.
2006 – Cosa intendi con “Basta pappa?” Si vede benissimo che hai un cucchiaio in mano!
2009 – Trilli e Mongo (uno dei suoi pelouche preferiti).

La Motocicletta Olistica

Gli inizi

Il Ducati Scrambler (e il Ducati Desmo). La pubblicità che nel 1971 mi ha fatto innamorare dell’idea di avere una moto il più presto possibile.

Quando ero un ragazzino sognavo di avere una moto. Il mio primo atto cosciente di devozione fu mettere una cartolina tra i raggi delle ruote della bicicletta in modo da produrre un rumore motociclistico. Poi pedalavo come un pazzo nel cortile. Con grande disappunto del vicinato. Tra l’altro, le cartoline utilizzate si usuravano abbastanza velocemente e esaurii rapidamente la collezione di mia madre. Lei non ne fu felice.
Nei primi anni ’70 mi innamorai perdutamente del Ducati Scrambler, complice anche una pubblicità letta su una rivista. Ma ero ancora troppo giovane e, in ogni caso, mia madre non avrebbe mai permesso a me di possedere e guidare un dispositivo mortale. Rispettai a tal punto la volontà di mia madre che la mia prima moto arrivò solo dopo la sua morte (imbarazzante…).

Cosimo (Giorgio), padre di mia moglie e grande motociclista

Fu un Vespino 50cc. Ma poco dopo arrivò una Vespa 150 e poi finalmente (eravamo nel 1999) la mia prima vera e propria moto. Una Kawasaki GPZ 550 usata, pagata incredibilmente poco. Riuscii a montare un paio di borse Krauser (ricevute come pagamento per un sito web) e la Kawasaki quella stessa estate, gentilmente trasportò me e mia moglie (ero diventato un uomo sposato, nel frattempo) fino a Cherbourg in cima alla Normandia, giusto in tempo per vedere l’eclissi totale di sole.
Anna, mia moglie può vantare meriti importanti nella mia motorizzazione. Suo padre era un appassionato collezionista di moto inglesi e un biker assolutamente fuori dell’ordinario.

Il mio punto di vista

Dal 2003 al 2017 – La mia fidata R65

La cosa che preferisco fare in moto moto è viaggiare. In giro per l’Europa, per lo più. Purtroppo, essendo cronicamente senza un soldo, la maggior parte dei miei viaggi sono costituiti dalla routine quotidiana casa-lavoro e ritorno. Con il sole e con la pioggia, immerso nel traffico cittadino.

Alcuni anni fa (2005), uno dei miei idoli sportivi (ho pochissimi idoli sportivi. Non seguono nessuno sport), il motociclista Fabrizio Meoni, morì di infarto, mentre saltava sopra una duna sulla sua moto durante la Dakkar all’età di 47 anni.
Aveva esattamente la mia età. Piuttosto anziano per un motociclista in gara.
Da allora mi immagino colpito da infarto mentre indosso la tuta da acqua, dopo la prima colazione, mentre mi preparo per andare al lavoro (che vergogna…).

Il concetto olistico nelle motociclette

Il motociclista olistico

La moto è un vero oggetto olistico. Non importa quanto piccolo è il dettaglio che modifichi e l’intero oggetto ne sarà interessato. Particolarmente la mia moto. Ad esempio, se una farfalla batte le ali in Brasile. La dannata moto non si avvia. Veramente nonsi avvia anche in molte altre occasioni, ma io preferisco dare la colpa alla f***uta farfalla dal Brasile.

L’angolo dello scooter

Come molti motociclisti, nutro un certo odio per gli scooter. Anche per i conducenti di scooter. Presumo che gli scooter siano troppo facili da guidare e questo sia il motivo per cui nel traffico vanno tutto il tempo più veloci di me.

Cliccando QUI è possibile scaricare un pdf full-size (7mb) del poster sulla destra che dimostra la mia teoria dell’evoluzione delle due ruote.

Immagini

Un fumetto di 1970 ha svolto un ruolo importante nel mio futuro gusto per le moto. Odd Bodkins, da Dan O’Neill
L’arrivo a Mont Saint Michel con la Kawasaki. Un momento di grande soddisfazione.
2001 – vicino a Poitiers, Francia, con la vecchia BMW R65
 
 
 

Iperspazio

Il Progetto Iperspazio

Iperspazio
Andrea Gamba 1982

“Il cosiddetto “salto nell’ iperspazio” comporta, per motivi apparentemente banali, che tra i due “continui” in cui si induce la ”discontunuità“ che genera il fenomeno medesimo, avvenga uno ”scambio“ la cui deteminazione a priori presenta notevoli difficoltà”.

“È lecito considerare che il “salto nell’iperspazio” avvenga in tempo reale”.

“La “discontinuità” di cui si parla è assimilabile a una situazione in cui due insiemi si trovino grazie ad un artificio coincidenti in un punto per un tempo che tende a zero”.

“Da questi presupposti si potrebbe erroneamente concludere che l’iperspazio sia più una operazione che non una entità fisica”.

The studio allestito per il progetto Iperspazio nel 1982

Ascolta la musica di Hyperspace